La prima volta che vidi un paziente affetto da sindrome fibromialgica risale ai tempi della scuola di specialità in reumatologia; i miei insegnanti non vedevano di buon grado questi pazienti, impegnativi come pochi e con tutte le stigmate di malati immaginari, depressi o isterici come spesso li definivano. “Con loro si perde tempo, li si ascolta ma non rispondono a nulla perché non hanno nulla se non un problema psicologico” mi dicevano in coro, in qualche modo sminuendo la loro sofferenza e la loro difficoltà di galleggiare nel mondo di tutti i giorni. Io cercavo già allora di imparare dai “cosiddetti” maestri ma anche di utilizzare il mio cervello e, devo dire la verità, aborrivo i luoghi comuni, le certezze popolari che derivavano da comportamenti ripetitivi e istintivi e non dal mettere in funzione le proprie aree cerebrali. Decisi pertanto di fare la tesi della specialistica sulla Fibromialgia, ed in particolare sui criteri diagnostici che ancora veleggiavano a vista, con grande difficoltà nel porre una diagnosi conclusiva.
... (dalla prefazione del Prof. PIERCARLO SARZI PUTTINI - Presidente di AISF Onlus (associazione Italiana sindrome fibromialgica) - Professore straordinario di Reumatologia Università Statale di Milano - Direttore UOC di Reumatologia ASST FBF - Sacco - Milano)
